Uccelli Gralle.

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Uccelli Gralle

Introduzione Otarde Starda od Otarda Maggiore (Otis tarda)

Gallina Prataiola od Otarda Minore (Otis tetrax) Hubara dal Collare (Houbara macqueeni) Hubara Propriamente Detta (Houbara undulata) Florikin (Sypheotides bengalensis) Corritori Corrione Biondo (Cursorius cursor) Guardiano del Coccodrillo (Pluvianus aegyptiacus) Trachelie Pernice di Mare (Glareola pratincola)

Occhioni Occhione (Burhinus oedicnemus) Pivieri Piviere Dorato (Charadrius apricarius) Piviere Tortolino (Charadrius morinellus) Corriere Piccolo (Charadrius dubius) Vanelli

Pavoncella (Vanellus vanellus) Vanello Speronato o Piviere Fabbro (Hoplopterus spinosus) Sarcioforo Pileato (Sarciophorus pileatus) Voltapietre Voltapietre (Arenaria interpres) Beccaccia di Mare (Haematopus ostralegus) Beccacce Beccaccia (Scolopax rusticola) Beccaccino (Capella gallinago) Beccaccino Minore o Frullino (Lymnocryptes minimus) Piovanelli Limicola Pigmea o Gambecchio Frullino (Limicola falcinellus) Calindra  o Piovanello Tridattilo (Crocethia alba) Piovanello Panciarossa (Calidris ferruginea) Ciurletto o Gambecchio (Calidris minuta) Gambetta o Combattente (Philomachus pugnax)

Falaropi Falaropo (Phalaropus fulicarius) Falaropo Iperboreo o a Becco Sottile (Phalaropus lobatus) Totani Piro-Piro Piccolo (Tringa hypoleucos) Verderello o Pantana (Tringa nebularia) Pittima Piccola (Limosa lapponica) Cavaliere D'Italia (Himantopus himantopus) Avocette Monachina o Avocetta (Recurvirostra avocetta) Chiurli Chiurlo Maggiore (Numenius arquata) Ibis Falcinello Comune o Mignattaio (Plegadis falcinellus) Ibis Rosso (Guara rubra)

Ibis Sacro (Threskiornis aethiopicus) Spatole Spatola (Platalea leucorodia) Ancromati Becco a Scarpa (Balaeniceps rex) Savacu o Becco a Cucchiaio (Cochlearius cochlearius) Scopi Umbretta o Uccello Martello (Scopus umbretta) Tantalo (Ibis ibis) Cicogna Bianca (Ciconia ciconia) Simbil o Cicogna di Abdim Bey (Abdimia abdimi) Mitteria del Senegal (Ephippiorhynchus senegalensis) Marabù Africano (Leptoptilos crumeniferus) e  Marabù Indiamo (Leptoptilos dubius) Anastomo D'Africa (Anastomus lamelligerus) Aironi Airone Comune (Ardea cinerea) Airone Gigante o Golia (Ardea goliath)

Airone Maggiore (Casmerodius albus) Airone Minore o Garzetta (Egretta garzetta) Airone Ibis o Guardabuoi (Bubulcus ibis) Nittigora (Nycticorax nycticorax) Ardeola Minuta o Tarabusino (Ixobrychus minutus) Tarabuso (Botaurus stellaris) Gru Gru Comune o Ceberina (Grus grus) Gru Antropoide o Damigella di Numidia (Anthropoides virgo) Baleariche Balerica Pavonina o Gru Coronata (Balearica pavonina) Arvicole Seriema o Dicolofo (Cariama cristata) Agami (Psophia crepitans) Palamedee Aniuma (Anhima cornuta) Ciaia (Chauna chavaria)

Ralli Rallo Dorato (Rhynchaea capensis) Rallo Acquatico o Porciglione (Rallus aquaticus) Aramide Maggiore o Rallo Gigante o Serracura (Aramus scolopaceus) Re di Quaglie (Crex crex) Parre Jassana (Jacana jacana) Idrofagiano (Hydrophasianus chirurgus) Gallinule Pollo Sultano (Porphyrio porphyrio) Sciabica (Stagnicola chloropus) Folaga (Fulica atra) Podoe Picapare (Heliornis surinamensis)

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VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - GRALLE

INTRODUZIONE

Le differenze che si notano tra i numerosi uccelli, che vengono comunemente compresi nell'ordine delle Gralle, sono tali e tante che riuscirebbe difficile elencarle, mentre riesce molto facile spiegarsi la ragione per cui diversi naturalisti non sarebbero alieni dallo stabilire delle ulteriori suddivisioni nelle loro file. Tra le Gralle troviamo volatili snelli oppure tarchiati, grandi e piccoli, col becco lungo e corto, le zampe alte e basse, il collo abbondante o limitato: e da queste differenze d'aspetto discendono, logicamente, modi di vita altamente divergenti, sia che si consideri il comportamento generale o che si passi a valutare i sistemi ed i tipi di alimentazione, nonché quelli attraverso cui la natura assicura la conservazione delle diverse specie e la loro propagazione. Riesce tuttavia molto difficile delimitare, entro questa grande varietà, una specie di caratteristiche comuni che renda plausibile la creazione di sezioni differenti ed unitariamente individuate. Mentre, d'altro canto, sono presenti per tutte le Gralle elementi di affinità anatomiche tali da indurci, nonostante tutto, a conservare all'ordine la sua integrità complessiva. Nella struttura interna, la colonna vertebrale appare divisa in tredici-diciotto vertebre cervicali, sette o dieci dorsali, tredici-sedici per la regione del bacino e da sette a nove caudali. L'ossatura delle membra anteriori e posteriori è sempre sviluppata, e lo sterno profondamente incavato al margine posteriore; la lingua, piuttosto variabile, è comunque in prevalenza breve e ottusa; l'esofago è ampio e privo dell'ingluvie, il ventricolo succenturiato è piccolo e il tubo intestinale quasi sempre lungo. Veri uccelli cosmopoliti, le Gralle estendono le loro aree di diffusione su tutto il globo, e non solo le famiglie si spargono nelle regioni più diverse, ma anche le singole specie spaziano un po' dappertutto. Vivono egualmente bene nelle regioni ricche d'acqua come nei più asciutti deserti, in pianura come sui rilievi, sulle rive del mare come al limite delle nevi perpetue. Fin dove si stende, all'estremo nord, il mare aperto, arrivano questi uccelli: sovente riuniti in branchi sterminati, il loro numero e l'inclinazione alla vita societaria vengono ad ogni modo accentuandosi via via che ci si avvicina all'Equatore. E' vero, infatti, che le Gralle vivificano con la loro presenza anche il settentrione: ma esse raggiungono la massima varietà di specie e di forme proprio sotto i tropici. Qui le loro associazioni sono talmente vaste e numerose che si stenta a comprendere come sia loro possibile trovare nella natura i mezzi necessari al sostentamento. «Per tre giorni», dice il Baldamus, «il mio battello, spinto con moderata velocità da una forte tramontana, solcò contro corrente le onde grige del Nilo Bianco; e per tre giorni il nostro occhio non vide, sui due lati del fiume, sulle sue sponde fangose e su tutte le isole, che una serie continua di Gralle che posavano, si bagnavano, giocavano, ed erano migliaia di individui in cui si mescolava almeno un mezzo centinaio di specie diverse. Ogni stagno, palude, pantano, ogni pozzanghera d'acqua piovana sui due margini del fiume erano ricoperti da stuoli di questo genere». E lo stesso spettacolo si offre, in proporzioni eguali o leggermente ridotte, a chi viaggi nell'Asia del sud e sulle grandi isole che le appartengono, oppure attraverso l'America meridionale e centrale. Per facoltà, sviluppo sensoriale e mezzi intellettuali, le Gralle, se non possono rivoleggiare con il pappagallo e con il cantatore, rispetto ai quali sono meno dotate in linea generale, specie per quanto riguarda la voce e l'agilità, sono comunque uccelli ben forniti, e certo ampiamente superiori, e sotto molteplici riguardi, a molti fra quelli che abbiamo fin qui imparato a conoscere. I sensi sono sempre eccellentemente sviluppati, e spesso l'uno supplisce alle eventuali deficienze dell'altro. Così, per esempio, gusto ed olfatto sono, a volte, rimpiazzati da un tatto sensibilissimo: il becco ha la stessa raffinatezza sensitiva dei polpastrelli delle dita umane. Accorte e prudenti, le Gralle fanno poi saggio uso della loro intelligenza per adattare correttamente il loro comportamento al variare delle situazioni; ma nonostante tutte queste qualità, riesce abbastanza difficile classificarle come esseri piacevoli od attraenti. Le specie piccole, innocue, ci appaiono indubbiamente per animali innocenti e bonari: ma le grandi sono violente, dispotiche e maligne, usano della loro forza per commettere soprusi e prepotenze, ed anche se proprio esse sono le più portate alla vita societaria, i vincoli che stabiliscono reciprocamente sono sempre molto labili, facili a spezzarsi in improvvisi litigi, e non più che illusori verso gli affini più piccoli e deboli, perennemente esposti ad estemporanee esplosioni di crudeltà. Le uova delle Gralle si possono trovare in nidi galleggianti sull'acqua come poggiati ai rami ed alle cime degli alberi, in rudimentali escavazioni del terreno come tra le erbe, nei canneti o sulle rocce; e la stessa varietà si riscontra nel numero, nella forma e nel colore delle uova stesse, nell'aspetto e nel grado di sviluppo iniziale dei piccoli. In generale si può solo dire che le specie nidificanti sulle acque o sul terreno mettono al mondo dei figli che, appena nati, sono già in grado di seguire i genitori e di imparare rapidamente a mangiare, mentre i piccoli delle altre seguono un itinerario di sviluppo più lento, e devono essere imbeccati ed accuditi più a lungo. Tutte le specie che vivono nella zona temperata compiono migrazioni o escursioni, senza regole fisse, perché alcune di esse, che in certe zone si limitano alle escursioni, in altre, viceversa, acquistano abitudini migratrici. Quelle che si trattengono di solito sul mare scorrono in lungo e in largo per le coste, e visitano, viaggiando, regioni che sembrerebbero al di fuori della loro area di diffusione, fermandovisi e non di rado covando. Anche quando si siano stabiliti nelle zone equatoriali, poi, questi uccelli non riescono a sottrarsi alla tendenza al movimento, sfogata in escursioni così regolari nella partenza e nell'arrivo da poter essere considerate come migrazioni vere e proprie.

OTARDE

Conosciuti anche con il nome di Starde, i componenti di questa famiglia sono uccelli di mole notevole o media, con corpo tozzo, collo grosso e di media lunghezza, testa piuttosto grande e becco lungo quanto il capo, compresso alla base e con la mascella superiore alquanto arcuata prima della punta. I loro tarsi sono robusti e non molto alti, i piedi hanno tre dita ben sviluppate, le ali sono grandi e dolcemente piegate a conca e la coda si compone di venti larghe penne. Nella struttura interna, si nota anzitutto la colonna vertebrale composta di quattordici vertebre cervicali, otto dorsali e sei caudali: queste ultime assumono un andamento generale a forma di triangolo, essendo munite di processi trasversali che, straordinariamente lunghi all'inizio, si vengono poi progressivamente accorciando fino all'ultima vertebra, che ne è del tutto sprovvista. Lo sterno, simile a quello del piviere, possiede una carena molto lunga e quattro seni posteriori, occupati da tessuto membranoso; le ossa delle estremità anteriori sono notevolmente più sviluppate di quelle dei gallinacei, e quelle delle inferiori sono più lunghe nella parte inferiore che nella superiore della coscia. Quasi tutte le ossa sono a struttura pneumatica. L'otarda è dotata di una lingua simile a quella dei gallinacei, molle, segnata anteriormente, sagittata e dentata nella parte posteriore; il ventricolo succenturiato è di mole considerevole, il ventriglio membranoso ed estensibile e il tubo intestinale lungo sei volte più del tronco. Una particolarità notevole dell'apparato respiratorio è poi data da un sacco membranoso, che si apre subito al di sotto della lingua, e si dispone immediatamente sotto la pelle, sul davanti del collo: esso è presente unicamente nei maschi adulti, e, mentre è pieno d'aria nel periodo degli amori, in epoca diversa si restringe al punto da diventare pressoché invisibile. In specie più o meno numerose, la otarda abita l'intera superficie del globo, ad eccezione dell'America, ed è specialmente abbondante in Asia e in Africa, dove più facilmente trova quelle regioni steppose o cespugliose che soprattutto ama per soggiornare. Riunita di solito in gruppi non molto numerosi, dopo il periodo degli amori si associa sovente in branchi sterminati e prolunga questa vita societaria per parecchie settimane. Le specie che si diffondono nei paesi meridionali hanno abitudini stazionarie, mentre quelle che vivono nelle zone temperate seguono il costume di compiere regolarmente migrazioni o escursioni. In questi movimenti, sono soccorse da una notevole capacità nello spostarsi sia sul terreno che in volo: camminano bene, sanno imprimere forti velocità alle loro corse e si alzano facilmente nell'aria, riuscendo a mantenervisi a lungo ed a percorrere distanze considerevoli. Questi uccelli hanno una voce che si articola piuttosto variamente, in quanto alcune specie sono quasi del tutto mute altre non emettono che rumori senza armonia ed altre ancora, invece, mandano suoni chiari e squillanti. Hanno sensi sviluppati, se si fa eccezione, forse, per l'odorato; e un buon grado di sviluppo raggiungono anche le loro facoltà intellettuali. Il cibo viene raccolto per la massima parte nel regno vegetale. I piccoli, nei primi tempi della loro vita, hanno bensì un bisogno assoluto di insetti, e periscono inevitabilmente quando non ne abbiano a disposizione, ma dal momento in cui hanno vestito l'abito completo e sono giunti alla metà dello sviluppo, passano al cibo vegetale, rifiutando le sostanze animali più o meno drasticamente. Foglie e gemme, semi, tuberi ed erbe sono alla base di questo genere di dieta. Occorre aspettare, nelle varie regioni di residenza, la primavera avanzata perché abbiano inizio le operazioni della riproduzione. In quest'epoca i branchi si sono già divisi, ed ogni maschio, con le consuete moine ed i consueti atteggiamenti spavaldi e curiosi, si è conquistato la sua compagna. I legami coniugali, ad ogni modo, non sembrano molto stretti. Dopo l'accoppiamento, le femmine si cercano una posizione adatta per collocare il nido, sempre posto a contatto del terreno nelle coltivazioni di cereali o tra le alte erbe. Il numero delle uova è variabile, non mai, però, molto alto: certe specie maggiori ne depongono uno solo, le minori possono arrivare fino ad un massimo di sei. E' sempre la madre che, nei primi tempi, conduce con sé i piccoli, già coperti di piumino e in grado di camminare: il padre entra in scena più tardi, riunendosi alla famiglia e servendola da fedele guardiano. I giovani crescono piuttosto lentamente, poiché di regola hanno bisogno di quattro o cinque anni per raggiungere lo sviluppo completo.

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STARDA OD OTARDA MAGGIORE (Otis tarda)

A questa specie è stato dato anche il nome di «struzzi d'Europa». Il loro carattere distintivo rispetto al tipo generale della famiglia, che abbiamo precedentemente descritto, è dato unicamente dalla presenza di un pizzo formato di piume lunghe e di barbe sottili, proprio degli individui di sesso maschile. Di notevole mole, il maschio misura in lunghezza circa un metro; ha un'apertura alare di quasi due metri e mezzo, ali che sfiorano ciascuna i settanta centimetri e coda di ventotto centimetri. Il piumaggio è colorato di grigio-cenere sulla testa, sulla parte superiore del petto e su una sezione delle ali; il dorso è listato trasversalmente di nero su fondo giallo-ruggine, le parli inferiori sono biancastre, la nuca è color ruggine e le penne timoniere, pure ruggine, hanno la punta bianca preceduta da una fascia nera: quelle esterne sono completamente bianche. Il caratteristico pizzo è composto di circa trenta piume, lunghe, delicate, sottili e sfilacciate: il loro colore è bianco-grigiastro. L'occhio è bruno cupo, il becco nericcio ed il piede grigio. Le femmine, oltre ad essere di mole nettamente inferiore, sono coperte da un abito molto meno vivace, e mancano, come già sappiamo, del pizzo. Le zone di diffusione della Starda si estendono su gran parte dell'Europa, a cominciare dalla Svezia meridionale e dalla Russia centrale, su quasi tutta l'Asia e, nella stagione invernale, anche nell'Africa di nord-ovest: non dappertutto, tuttavia, gli uccelli sono egualmente numerosi e si comportano nello stesso modo. Si può anzi dire che in numerosi stuoli essi si incontrino soltanto nelle steppe dell'Asia centrale e in Ungheria, mentre nel resto d'Europa sono piuttosto rari - in certo numero se ne trovano in Spagna ed in Grecia - e per lo più isolati. In Italia, per esempio, la Starda è rarissima, presente accidentalmente solo d'inverno; certe zone della Germania, come la Sassonia, la Baviera e il Brandeburgo, ne ospitano, a volte, in numero abbastanza rilevante. Quanto alle abitudini, la Starda non si può considerare uccello del tutto stazionario. In Germania non cambia regolarmente la sua dimora seguendo l'andamento stagionale, ma abita regioni così estese che la si può considerare continuamente in movimento, impegnata in ripetute escursioni. In Russia e nelle zone centrali del Continente asiatico compie invece limitate ma regolari migrazioni, di solito nei mesi di marzo e di agosto, e mentre in Grecia ed in Spagna si tiene stazionaria, larghi stuoli si muovono dall'estremo nord al sopraggiungere dell'inverno, e si dirigono verso il meridione, raggiungendo anche, come abbiamo accennato, il nord-ovest dell'Africa. Sul terreno, i movimenti delle starde si svolgono attraverso un camminare grave e tranquillo, che può tuttavia trasformarsi in celerissima corsa quando ne sopraggiunga la necessità. Quando devono levarsi in volo, prendono dapprima una veloce rincorsa, compiono alcuni salti ed infine si alzano pesantemente e con grande sforzo: ma non appena abbiano raggiunto una sufficiente quota, la loro rapidità diviene notevolissima, e rende ben difficile l'impresa del cacciatore che le volesse cogliere. Del resto, esse abitualmente trascorrono ad una quota che le tiene al sicuro dai colpi di fucile, e solo in certe regioni, per esempio nelle steppe russe, i loro branchi passano ad una distanza utile per il tiro.

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Tra i sensi, il più sviluppato e senza dubbio quello della vista, seguìto, nonostante qualche parere che lo vorrebbe mediocre, dall'udito; meno sottile sembra essere l'odorato, e così pure il gusto e il tatto. Quanto poi alle facoltà intellettuali, abbiamo già parlato della grande prudenza di questi uccelli. Occorre aggiungere che essa non nasce da paura cieca ed irragionevole, e non si manifesta incondizionatamente: la Starda è certo timidissima, e tende a sottrarsi a qualsiasi parvenza di pericolo, ma è anche in grado di valutare con esattezza le circostanze in cui si trova coinvolta. I primi segni dell'avvicinarsi del periodo della riproduzione si possono cogliere nel mese di febbraio, quando nei tradizionali modi di vita si incominciano ad introdurre dei cambiamenti. Nei branchi serpeggia una maggiore irrequietezza che si sfoga sia nell'abbandono della regolare abitudine delle visite ai consueti luoghi di pascolo, sia in una accentuata libertà e varietà di movimenti; i maschi aprono le reciproche e più o meno violente querele per assicurarsi l'attenzione ed il possesso delle femmine, i gruppi rendono più labili i loro rapporti ed alcune volte paiono persino dimenticare l'innata selvatichezza e si avvicinano ai luoghi abitati. La tradizionale prudenza della Starda si manifesta anche durante il periodo della cova. La femmina, per deporre le uova, sceglie quei campi che sono ricoperti di messi abbondanti e abbastanza cresciute per nasconderle, e, dopo aver predisposto una leggera cavità nel terreno, la riveste di erbe e di steli secchi. Le covate comprendono di solito due, eccezionalmente tre uova: esse sono di mole non molto grande, sono corte e di forma ovale, e presentano macchie e ondulazioni più scure su fondo verde olivastro. La madre è costantemente in allarme mentre cova, pronta a percepire il più piccolo rumore e ad allontanarsi a qualsiasi segnale di pericolo; e se qualcuno le tocca le uova o anche, semplicemente, arriva vicino al suo nido prima che essa se ne accorga e si dia alla fuga, si può stare certi che la cova viene interrotta e le uova lasciate a sé stesse, a meno che il momento del loro schiudersi sia vicinissimo. Occorrono circa trenta giorni perché i piccoli vengano alla luce. Dopo averli asciugati con il calore del proprio corpo, la madre li porta con sé, inizialmente impacciati e malfermi sulle zampe, per insegnar loro a muoversi ed a rintracciare il cibo. Sono dei piccoli batuffoli lanuginosi, di colore bruniccio e chiazzati di nero; l'amore della madre verso di essi è tale da indurla ad esporsi a qualunque pericolo, anche mortale, pur di tener lontani tutti i nemici e consentir loro di trovare, accovacciandosi sul terreno e tra l'erba, opportuni e sicuri nascondigli. Dopo qualche tempo i giovani vengono condotti fuori delle messi tra cui sono nati, sempre a non troppa distanza e con ogni garanzia di sicurezza. Il loro cibo iniziale è costituito di coleotteri, piccole larve e locuste che la madre scopre razzolando nel terreno, o che presenta ai figli dopo averli essa stessa cacciati; in seguito i piccoli incominciano a cibarsi da sé, e vengono progressivamente aggiungendo alla propria dieta le sostanze vegetali. Sono necessarie circa quattro settimane perché siano in grado di alzarsi dal suolo in piccoli voli, e dopo altri quindici giorni essi riescono già a seguire i genitori, volando per tratti molto estesi. Allevare le starde in gabbia non presenta più, al giorno d'oggi, grandi difficoltà, purché si abbia l'avvedutezza di rispettare alcune regole semplici e precise. Innanzitutto, è necessario prendere degli individui giovani, oppure impadronirsi addirittura delle uova e darle a covare alle galline o alle tacchine; occorre poi lasciare a disposizione dei prigionieri uno spazio sufficiente, somministrare loro un cibo che sia il più possibile corrispondente a quello che essi cercano in libertà, e proteggerli dall'umidità, che è forse il peggiore di tutti i loro nemici. Tra gli allevatori più abili sono da annoverare soprattutto gli ungheresi, che hanno imparato a conoscere e ad applicare nel modo migliore le regole necessarie a garantire infallibili risultati.

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